Libri e Cultura

DUE “GIGANTI” DELLA CULTURA DEL NOVECENTO A CONFRONTO: DIBATTITO AGORATECA DI ALTAMURA “FIORE-MILANI, LO SCAMBIO EPISTOLARE SULLE ESPERIENZE PASTORALI”

Due giganti della cultura italiana del ‘900, don Lorenzo Milani, parroco di Barbiana, in Toscana, che combattè l’ingiustizia sociale e l’autoritarismo, soprattutto della scuola, e Tommaso Fiore, scrittore, laico, antifascista e meridionalista, di Altamura, negli anni cinquanta ebbero un intenso scambio epistolare. Al centro delle lettere le difficoltà che viveva il sacerdote per l’ostilità della Chiesa cattolica nei confronti dei suoi metodi e delle sue innovazioni radicali espresse in particolare nel libro “Esperienze pastorali” e la solidarietà che gli manifesta l’intellettuale pugliese, autore de “Il popolo delle Formiche” e de “Il cafone all’Inferno”. Il Circolo delle Formiche di Altamura, associazione che da diversi anni approfondisce e divulga il pensiero e le idee di Tommaso Fiore, un personaggio di statura europea non completamente valorizzato e non del tutto conosciuto e riconosciuto dalla sua città natale, anche in vista dei 50 anni dalla morte (che avvenne nel 1973), ha organizzato per il prossimo 31 marzo alle 18 nell’Agorateca-Biblioteca di Comunità della città murgiana, un incontro – dibattito su “Fiore-Milani, lo scambio epistolare sulle Esperienze pastorali” a cui parteciperanno Sergio Tanzarella (Facoltà teologica Italia meridionale), autore del libro “Gli anni difficili. Lorenzo Milani, Tommaso Fiore e le Esperienze pastorali”, edito da Il Pozzo di Giacobbe editore; Domenico Fazio, ordinario di Storia della Filosofia all’Università del Salento; don Vincenzo Lopano, parroco della chiesa di Sant’Agostino ad Altamura e docente. Coordina Giuseppe Dambrosio, presidente del Circolo delle Formiche.

Il libro di Lorenzo Milani, “Esperienze pastorali”, pubblicato nel 1958, fu oggetto di un provvedimento repressivo da parte della Congregazione del Sant’Uffizio. La condanna prevedeva l’ordine del ritiro dal commercio e il divieto di ristampa perché la sua lettura era ritenuta inopportuna. Il 20 dicembre 1958 l’Osservatore Romano dava la notizia con questo commento: “Tale provvedimento vuole essere indubbiamente un serio richiamo ai figli della Chiesa ed in particolare ai sacerdoti, affinché non si lascino sedurre da ardite e pericolose novità, che minacciano di insinuarsi nell’animo di certi soggetti meno preparati al grave e arduo compito dell’apostolato in campo sociale”. Nel 2013 Il presidente della fondazione “Don Milani”, Michele Gesualdi, scriveva a papa Francesco per chiedergli di annullare formalmente la condanna che il S. Uffizio emise contro il libro. Sta però di fatto che quel decreto, a distanza di anni, rimane con tutto il peso di una condanna formale non rimossa.

Il libro non conteneva alcuna deviazione dottrinale, era solo troppo avanzato per essere letto dai cattolici di allora. Oggi viene riconosciuto come primo e insuperato testo di sociologia religiosa e di attento studio di scelte pastorali che metteva al centro la persona umana.

Tommaso Fiore, sempre attento a ciò che succedeva nella società italiana e dato il rumore che aveva fatto la notizia, scrive a Milani, il 29 dicembre 1958, chiedendo una copia del libro e così si avvia Il carteggio di otto lettere che si conclude il 2 febbraio del 1959. Ne nasce un interessante confronto tra due personalità con interessi e cultura contrapposti (allora, dato il contesto storico, votati all’incomunicabilità): il prete di Barbiana e il laico Tommaso Fiore. Due combattenti che, su fronti diversi, si schierarono con gli ultimi, il primo con i montanari dell’Appennino tosco-emiliano, il secondo con i contadini e i cafoni del mezzogiorno.

Per questa scelta, afferma Sergio Tanzarella nel suo libro ‘Gli anni difficili’, “vivono entrambi emarginati l’uno dal partito e dalla politica nazionale, l’altro dalla chiesa fiorentina”. Li unifica soprattutto l’interesse per la scuola, l’educazione e la formazione. Milani affermava nella Lettera ad una professoressa: «…il maestro deve essere per quanto può profeta, scrutare i ‘segni dei tempi’, indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vediamo solo in confuso». Gli faceva eco Fiore: «Se insegnare significa far sorgere nell’animo di chi ascolta il bisogno di sapere e di farsi uomo, uomo libero, ogni altro problema è risolto da sé, la scuola anche oggi, non ha altri problemi».

Le Esperienze Pastorali sintetizzano l’itinerario di un impegno civile e sacerdotale di Lorenzo Milani che così riassumeva: “Fondamento della dottrina è a mio avviso quel minimo di padronanza del linguaggio che dovrebbe distinguere l’uomo dalla bestia, ma che manca invece a gran parte di questo popolo. Lasciatemi dunque il tempo di far le cose per benino, rifacendomi cioè alla grammatica e nel giro di 20 anni vi riempirò di nuovo la Chiesa. Ma questa volta di uomini ardenti, preparati e coerenti”. Tommaso Fiore, dopo essersi consultato con Milani, scrive una recensione sul libro Esperienze Pastorali dal titolo ‘Colmare il dislivello’ che viene pubblicata in versione ridotta su “Paese sera” e sulla rivista “Crizia” e in una lettera del 27 gennaio 1959 esorta Milani a non demordere: “Il suo aiuto però alla provincia contadina è veramente prezioso, la sua parola contro l’accomodantismo della D.C. e del suo governo forma una denuncia che non si cancella. Non rinunci, La prego, alla lotta; se no si dirà che la sua è una furia di un torrentaccio presto disseccatosi”.

Bari, 29/03/22

di Redazione